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Rosa

29 dicembre 2011

L’arte dell’abbandono, del lasciar andare


L’importanza del silenzio;  argomento che mi piace tanto.

Raggiungere l’abbandono e lasciare che sia il silenzio ciò che funziona per ognuno di noi.

Nel silenzio, la mente è in grado di riordinarsi da sola.
Nel silenzio, si trovano molte risposte.

Abbandonare ogni struttura se si vuole dare luce
agli aspetti autentici con la propria vita,
il proprio lavoro, la propria preghiera e la propria arte.
Carl Gustav Jung ammise che aveva avuto bisogno di un mistico che mettesse al centro il creato per imparare l’arte dell’abbandono, del lasciar andare –arte nota al misticismo orientale-.
Nel commentare il testo taoista Il segreto del fiore d’oro, Jung si chiede che cosa facciano i taoisti per raggiungere quel livello di sviluppo che si dimostra liberatorio:
“Per quanto sono capace di vedere, essi non fanno nulla, lasciano soltanto   che le cose accadono…. L’arte di lasciare che le cose accadano, l’azione per mezzo della non-azione, come insegnava Meister Eckhart (Eckhart von Hochheim, meglio conosciuto come Meister Eckhart (in italiano: Maestro Eckhart), è stato uno dei più importanti teologi, filosofi e mistici renani del Medioevo Cristiano  , e ha segnato profondamente la storia del pensiero tedesco ), divenne per me la chiave che apriva la porta verso la via. Dobbiamo giungere a lasciare che, all’interno della psiche, le cose accadano. Questa è un’arte della quale presso di noi pochi conoscono qualcosa. La coscienza interferisce sempre aiutando, correggendo e negando; non lascia mai che i processi psichici abbiano il loro corso in pace”.
Ogni reazione emotiva, psicologica, comportamentale, dipende da come la coscienza la giudica e non dall’esperienza in sé!

Il giudizio è legato al passato, all’educazione, ai condizionamenti culturali e sociali. Siamo quindi in balia di forze esterne, non allineate al vero sentire.

Lasciar andare è un’arte ed è molto rara nella cultura e nella religione patriarcale occidentale.
Se è vero che il fondo dell’anima è oscuro,
l’uomo non può permettersi di continuare
a fuggire l’oscurità.
Se, come consiglia Susan Griffin, “lasciamo spazio
alla notte” e superiamo questa “paura dell’oscurità”,
la spiritualità stessa dovrebbe aprirci la strada
proclamando la verità in un viaggio che consiste
nel lasciare andare e  nel lasciar essere,
nel respirare a fondo, nell’avere fiducia negli
spazi vuoti e nei silenzi.
Nella pratica del silenzio, nella capacità di udire il sottile si recupera la capacità dell’ascolto.

Così come nel riposo il corpo si auto-rigenera,
nel silenzio la mente ritrova
freschezza, consapevolezza e lucidità.

In questa consapevolezza, le scelte che facciamo
sono più allineate alla nostra essenza, e ci guidano
alla felicità <…di abbandono in abbandono, dobbiamo sprofondare eternamente in Dio>, come dice Eckhart.

Sicuramente ritornerò su questo argomento, per ora
mi piacerebbe avere una tua opinione in merito.
Ti ringrazio.

27 dicembre 2011

Prendi un sorriso.....

Ho trovato queste splendide parole e voglio donarle perchè l'anno nuovo,
questo stupendo 2012, sia veramente un anno prezioso per tutti:



Prendi un sorriso
regalalo a  chi non l’ha mai avuto
Prendi un raggio di sole,
fallo volare là dove regna la notte.
Scopri una sorgente
fa bagnare chi vive nel fango
 Prendi una lacrima
posala sul volto di chi non ha mai pianto
Prendi l coraggio
mettilo nell’animo di chi non sa lottare
Scopri la vita
raccontala a chi non sa capirla
Prendi la speranza
e vivi nella sua luce
Prendi la bontà
e donala a chi non sa donare
Scopri l’amore
e fallo conoscere al mondo
(Mahatma Gandhi)

16 dicembre 2011

Il dolore: amico o nemico?


Una cosa è fare il vuoto, un’altra cosa ancora più profonda è essere svuotati. Il dolore fa esattamente questo. Ci svuota, se glielo  permettiamo.
Ogni giorno si ingoiano milioni di tranquillanti; milioni di persone stanno appiccicate alla televisione a guardare telenovelas o grande fratello.
Sembra proprio che la nostra cultura non sia adatta ad affrontare il dolore.
Il dolore oggi è una realtà che non si può menzionare, proprio come non si doveva parlare di sesso nell’era vittoriana.
Ma il dolore è dappertutto ed è profondo, impalpabile, inconcepibile, universale.
E deve essere nominato per quello che è, così che possiamo “pregarlo”, cioè entrare in esso.
L’unico modo con il quale un dentista può risolvere un mal di denti è entrare dove è la fonte del dolore in una cavità dentaria.
Coprire il dolore con droghe, alcool, televisione, o con lo shopping non ci libera da esso. E’ solo un modo di assecondarlo; è permettergli di dominare le nostre vite, invece che a regolarle siano l’eros e l’amore per la vita.

13 dicembre 2011

significato della parola PIENO contrapposta a quella di VUOTO


Domenica ho passato due ore bellissime con l’incontro di Musicoterapia.
Quello che mi ha dato è stata la scoperta dell’altra faccia delle parole.
Quando è stata detta la parola “angoscia” istintivamente alla mente è arrivato un impulso di negatività e invece….
subito dopo l’ho vissuta come una “liberazione da un fardello”, col conseguente piacere di sentirmi  libera, leggera, felice.
Tornando a casa mi è venuta alla mente un altro raffronto quello del “pieno” e del “vuoto”:
esempio classico :
1/2 pieno o 1/2 vuoto?
al pieno si associa generalmente il tutto e al vuoto il nulla, e invece…..


  Per riflettere un po’ sull’importanza del VUOTO:


Trenta raggi convergono sul mozzo,
ma è il foro centrale che rende utile la ruota.

Plasmiamo la creta per formare un recipiente,
ma è il vuoto centrale che rende utile un recipiente.

Ritagliamo porte e finestre nelle pareti di una stanza:
sono queste aperture che rendono utile una stanza.

Perciò il pieno ha una sua funzione,
ma l’utilità essenziale appartiene al vuoto.

                                                                                    Lao Tzu - Tao Te Ching

Cosa ne pensi?, è incredibile ma per me è stata una scoperta grandiosa,
cambiare il modo di vedere le cose,
guardarle con un altro occhio,
solo così si scopre la vera essenza e importanza delle cose.